Il rifrangersi dell’immagine di un paesaggio visto attraverso il vetro infranto di una finestra. L’immagine si scompone, moltiplicandosi e frantumandosi secondo i tanti punti di vista dei nuovi frammenti. Per un attimo lo sguardo resta sospeso. Cerca di ricostruire un’immagine unitaria ma le convenzioni del vedere realistico sono momentaneamente messe in crisi. La realtà perde la sua coerenza, i rapporti spaziali e temporali diventano labili, la visione è costretta a indugiare nel particolare - scoprendo dettagli e relazioni tra di essi che il vedere ordinario impedisce di vedere - e a ricorrere alla memoria e all’intuizione per potere rimettere nuovamente a fuoco la realtà.
E’ in questa dimensione sospesa tra realtà e immaginazione della realtà che vuole prendere le mosse la composizione della
Sonata sopra Sancta Maria.
Da un lato il mio pezzo si attiene, quasi scrupolosamente, alla realtà del testo monteverdiano, la
Sonata sopra Sancta Maria del
Vespro della Beata Vergine: si tratta di una lettura della composizione monteverdiana rispettosa fino alla lettera dei rapporti strutturali melodico-armonico-ritmico-contrappuntistici che sono alla base della sua costruzione. Ma la voce che legge la trasporta in una dimensione lontana dal testo monteverdiano fino a renderlo irriconoscibile, così come il vetro rotto trasforma il vedere di tutti i giorni in un atto creativo. Dall’altro lato, dunque, un lavoro timbrico spinto agli estremi (che prevede deformazioni timbriche, amalgami sonori inediti, varietà dei modi di attacco e nella definizione dei registri e delle dinamiche), fino al suggerimento di un altro o di altri spazi acustici, toglie via via visibilità al testo trasformandone la percezione senza alterarne gli elementi costruttivi.
Un’orchestrazione paradossale, come può essere irreale la visione rifratta di un paesaggio che sappiamo concreto (o che ci illudiamo che lo sia) e di cui inseguiamo invano la concretezza.
Stefano Gervasoni, 8.12.1999
La réfraction de l’image d’un paysage vue à travers la vitre brisée d’une fenêtre. L’image se trouble, se multiplie et se brise au gré des nombreux points de vue créés par les nouveaux fragments. Pendant un instant, le regard reste suspendu. Il essaie de reconstruire une image unitaire, mais les conventions qui régissent la vision réaliste des choses se retrouvent momentanément en crise. La réalité perd sa cohérence, les rapports spatiaux et temporaux deviennent lâches, la vue est forcée à s’attarder sur le particulier - dévoilant des détails et des relations entre ceux-ci que la vision ordinaire empêche de voir - et à recourir à la mémoire et à l’intuition pour pouvoir remettre au net la réalité.
C’est dans cette dimension suspendue entre réalité et imagination de la réalité que prend origine la composition de la
Sonata sopra Sancta Maria.
D’une part, ma pièce s’en tient, presque scrupuleusement, à la réalité du texte monteverdien, la
Sonata sopra Sancta Maria des
Vêpres de la Vierge : il s’agit d’une lecture de la composition monteverdienne respectant à la lettre les relations structurelles - mélodiques, harmoniques, rythmiques, contrapuntiques - qui sont à la base de sa construction. Mais la voix qui lit la transporte dans une dimension si éloignée du texte monteverdien, qu’il en devient méconnaissable, de la même façon que le verre brisé transforme la vision quotidienne en un acte créatif. D’autre part, un travail sur les timbres instrumentaux poussé à l’extrême (qui prévoit déformations des timbres, amalgames sonores inédits, variété des modes d’attaque, des registres et de la dynamique), jusqu’à suggérer un autre ou d’autres espaces acoustiques, dépouille peu à peu le texte de sa visibilité, transformant sa perception sans en altérer les éléments constitutifs.
Une orchestration paradoxale, comme peut être irréelle la vision réfractée d’un paysage que nous savons concret (ou que nous croyons tel) et dont nous cherchons en vain à cueillir la réalité concrète.
Stefano Gervasoni, 8.12.1999