Sonata sopra Sancta Maria

ricreazione da Claudio Monteverdi

1999-00
FOR
orchestra
DETAILED INSTRUMENTATION
2.2.2.2./2.2.0.0./perc.I.II./ strings (8.6.6.4.4.)
DURATION
7'
COMMISSION
Mrs. Mariuccia Rognoni
FIRST PERFORMANCE
6.5.00, Milan, Sala Verdi del Conservatorio, Musical Season of the Pomeriggi Musicali, "I Pomeriggi Musicali" Orchestra, Andrea Pestalozza (conductor)
PUBLISHER
CATALOGUE NUMBER
138610
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Audio extracts

Sonata sopra Sancta Maria - I Pomeriggi Musicali Orchestra, A. Pestalozza, dur. 8:16, unedited live recording

Introduction

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Il rifrangersi dell’immagine di un paesaggio visto attraverso il vetro infranto di una finestra. L’immagine si scompone, moltiplicandosi e frantumandosi secondo i tanti punti di vista dei nuovi frammenti. Per un attimo lo sguardo resta sospeso. Cerca di ricostruire un’immagine unitaria ma le convenzioni del vedere realistico sono momentaneamente messe in crisi. La realtà perde la sua coerenza, i rapporti spaziali e temporali diventano labili, la visione è costretta a indugiare nel particolare - scoprendo dettagli e relazioni tra di essi che il vedere ordinario impedisce di vedere - e a ricorrere alla memoria e all’intuizione per potere rimettere nuovamente a fuoco la realtà.
E’ in questa dimensione sospesa tra realtà e immaginazione della realtà che vuole prendere le mosse la composizione della Sonata sopra Sancta Maria.
Da un lato il mio pezzo si attiene, quasi scrupolosamente, alla realtà del testo monteverdiano, la Sonata sopra Sancta Maria del Vespro della Beata Vergine: si tratta di una lettura della composizione monteverdiana rispettosa fino alla lettera dei rapporti strutturali melodico-armonico-ritmico-contrappuntistici che sono alla base della sua costruzione. Ma la voce che legge la trasporta in una dimensione lontana dal testo monteverdiano fino a renderlo irriconoscibile, così come il vetro rotto trasforma il vedere di tutti i giorni in un atto creativo. Dall’altro lato, dunque, un lavoro timbrico spinto agli estremi (che prevede deformazioni timbriche, amalgami sonori inediti, varietà dei modi di attacco e nella definizione dei registri e delle dinamiche), fino al suggerimento di un altro o di altri spazi acustici, toglie via via visibilità al testo trasformandone la percezione senza alterarne gli elementi costruttivi.
Un’orchestrazione paradossale, come può essere irreale la visione rifratta di un paesaggio che sappiamo concreto (o che ci illudiamo che lo sia) e di cui inseguiamo invano la concretezza.
 
Stefano Gervasoni, 8.12.1999
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