Clamour

terzo quartetto per archi

2014-15
FOR
string quartet
DURATION
29'
COMMISSION
Bludenzer Tage zeitgemäßer Musik, Quatuor Diotima and Milano Musica
FIRST PERFORMANCE
21.11.14, Bludenz, Bludenzer Tage zeitgemäßer Musik, Quatuor Diotima
PUBLISHER
CATALOGUE NUMBER
S. 14584 Z.
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Audio extracts

Clamour (1st version - Bludenz) - Diotima String Quartet, dur. 21:23, unedited live recording, 2015
Clamour (complete version, 2014-15)- Quatuor Diotima - live recording, Sermoneta 2016

Score extracts

Introduction

IT
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DE
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OR
A voix haute. Franchement, librement et sans remords : dire avec force tout en n’étant pas bavard. Visant la synthèse, l'essentiel, le cœur des choses, l'ellipse.
Dire en retenant les mots.
Dire le silence, sa puissance et le faire sans avoir recours à des moyens de silence. Le dire de manière paradoxalement contraire. Exprimer son mystère et sa justesse, sa dimension ineffable en la proclamant ouvertement. Retrouver le silence comme un abîme dans une vague sonore que l'on ne peut pas arrêter et qui se répand dans toute son exubérance.
Crier le silence. Creuser le silence dans le son qui nous entoure avec toute son éloquence. Un silence qui ne se produit pas par étouffement de la matière sonore, qui n'est pas absence de vibration. Mais espace creux et résonnant - clairière, désert, ligne d'horizon, sommet de montagne, grotte inaccessible, lieu d'ermitage, zone liminale atteinte dans la plus grande richesse et grandiloquence d'un événement sonore. Ce n'est pas cela qu'on écoute - son évidence, son apparence - mais son intériorité, son inexistence possible, son laconisme...

Après mon premier quatuor, Strada non presa (2001), qui travaillait la microscopie du son et la multidirectionnalité d’une forme psycho-acoustiquement conçue permettant à l’auditeur d’organiser son propre chemin de découverte et d’appropriation de l’œuvre. Après mon deuxième quatuor, Six lettres à l'obscurité (und zwei Nachrichten) (2006), visant une expressivité intimiste, sécrète et d’un lyrisme aux limites de l’hermétisme (donc inexpressif, intimement expressif). Voici un quatuor qui travaille le besoin de dire ouvertement et intensément tout en affirmant une dimension émotionnelle et sémantique qui est le contraire de la grandiloquence ou du « voyeurisme » : le mystère, le calme, la sérénité, la litote, qui sont atteints par des voies diamétralement opposées.

S.G. 30.6.14
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Questo quartetto per archi, il terzo che ho scritto, è nato nel 2014 a Bludenz e, nel corso delle sue riesecuzioni  - a Orléans, Parigi, Berlino e infine Milano - da parte del quartetto Diotima che ne è il dedicatorio, si è arricchito di ulteriori apporti di scrittura per meglio rispondere alla sua  idea iniziale: come ottenere il silenzio attraverso l’esuberanza sonora, e non attraverso la cancellazione fisica della vibrazione sonora.
Scoprire e rivelare il silenzio nella materia sonora, senza negarla, anzi esaltandola: rivelare il silenzio  attraverso il suono. Dunque, dirlo con tutta la sua eloquenza e esprimendone il  mistero, la dimensione ineffabile, attraverso i mezzi sensorialmente palpabili e paradossalmente contrari all’annullamento del suono e della sua propensione espansiva che potrebbe rappresentare la via diretta alla manifestazione del silenzio. Dire il silenzio senza tacere (per me, pura assenza: una modalità di silenzio ormai diventata un cliché della musica contemporanea, dopo la lezione debussyana e weberniana). Questo era il proposito che esprimevo nella mia nota di presentazione, di cui voglio riportare qualche riga:
« …Ritrovare il silenzio come un abisso in un’onda sonora che non si può fermare e che si espande in tutta la sua esuberanza. Gridare il silenzio. Scavare il silenzio nel suono che ci circonda con tutta la sua eloquenza. Un silenzio che non si produce per soffocamento della materia sonora, che non nasce dall’assenza di vibrazione. Ma spazio che si vuota e diviene risonante - radura, deserto, linea d’orizzonte, cima di montagna, grotta inaccessibile, luogo di eremitaggio, zona liminale raggiunta nella più grande ricchezza e magniloquenza di un evento sonoro. Non è questo che di esso si ascolta - la sua evidenza, la sua apparenza - ma la sua interiorità, la sua possibile inesistenza, la sua laconicità. »
Il quartetto è giunto ora, con la sua esecuzione milanese (nellìambito del festival "Milano Musica"), al compimento di questo percorso. L’aggiunta di nuove misure e l’intervento di parziale riscrittura di alcune di esse che si è prodotto per un bisogno spontaneo di dire - e di dire sempre più precisamente - la ricerca del silenzio attraverso il suono e non attraverso la sua negazione mi hanno permesso di prendere coscienza di un percorso formale che andava via via mettendosi a fuoco attraverso la scrittura. Un percorso che è profondamente marcato da questo desiderio di silenzio sensorialmente inteso, e declina la forma in  momenti  tra loro dialettici di anticipazione della fine (dunque del silenzio fisico) e di posticipazione della fine. Silenzio come ostacolo posto al suono, suono come rimozione dell’ostacolo. Potenza sonora interna ma percepita come silenzio. Riduzione progressiva all’impulso singolo degli eventi musicali aggregati in organismi complessi…

S.G. 6.9.15
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