Un leggero ritorno di cielo

2003
FOR
twenty-two strings
DETAILED INSTRUMENTATION
strings (6.6.4.4.2.)
DURATION
13'
COMMISSION
Internationale Stiftung Preis E. Balzan-Fonds, Zurich
FIRST PERFORMANCE
4.7.03, Zurich, Tonhalle, Zürcher Festspiele 2003, Zürcher Kammerorchester, Howard Griffiths (conductor)
PUBLISHER
CATALOGUE NUMBER
S. 12198 Z.
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Audio extracts

Un leggero ritorno di cielo - Zürcher Kammerorchester, H. Griffiths, dur. 12:24, unedited live recording, 2003

Score extracts

Introduction

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Trasformare la caduta in un volo, questa è l'idea poetica che è alla base della mia composizione "Un leggero ritorno di cielo" per ventidue archi. Arrestare la caduta in un momento di sospensione e sperare, allora, che al processo di degrado della civiltà e della natura si possa cambiare di segno. Che non sia, cioè, irreversibile, che la caduta sia un processo vitale: ciclo della natura, morte di organismi che permette ad altri organismi di crescere e a loro lascia lo spazio di una nuova vita, in un equilibrio che tocchi ancora le coscienze degli uomini. Che il movimento di gravità,  che tutto fa cadere perché il peso si assesti sulla terra per slanciarsi verso il cielo, non sia disfacimento e rovina, corruzione e marcescenza che lasciano lo spazio ingombro di detriti e polluzione, coscienze assopite, libertà in libertà vigilata, solidarietà che sono solo di natura economica, paesaggio in cui la vita degli organismi è compromessa. Che a questo paesaggio di desolazione si possa trovare un salutare rimedio. Intravedere uno spiraglio di cielo limpido, nonostante tutto e dietro la nebbia e l'opacità di questi tempi con cui, ad arte, si nascondono le verità nel nome di un benessere-che-porta-la-felicità (e crea enormi disuguaglianze) e si chiama progresso economico, legge del profitto.
 
Ventidue archi solisti, quasi sempre divisi in 22 parti reali, eseguono un grosso unisono in perenne movimento, sfrangiato e sfilacciato, unito e decomposto, avanzante per cadute progressive e inesorabili, eppure avanzante senza fine. Due situazioni verticali si sovrappongono o si interpongono senza riuscire ad entrare in dialettica con l'unisono fibrillante e perpetuo. Due corali: uno reale (Bach, "O Ewigkeit, du Donnerwort", Cantata n. 20: "So lang ein Gott im Himmel lebt, und über alle Wolken schwebt, wird solche Marter währen: Denn wird sich enden diese Pein, wenn Gott nicht mehr wird ewig sein.") che appare in trasparenza - non si capisce se riuscendo a squarciare il fumo dei detriti lasciati dall'avanzamento-caduta o se soffocato da essi -; l'altro fittizio, stilizzazione di quello reale, reso aggressivo, pesante, stridente, che sembra voler arrivare a porre fine alla caduta e capovolgerla ma che ha come unica funzione quella di "porre fine" indiscriminatamente: arriverà così a chiudere in maniera definitiva e drammatica il corale bachiano che sembrava essersi finalmente liberato dalle macerie e aver preso il volo con la sua melodia ascendente.
 
Il titolo della composizione è tratto da una poesia di Francesca Serragnoli, di cui riporto gli ultimi versi:
 
Vorrei arrivarti
mentre bevi il tuo tempo
prima con il vento
poi colmando la tua semisete
in un movimento audace
di pioggia e piano
avere nel volto
un leggero ritorno di cielo.
 
 S.G. 13-4-03
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